Il comune di Pisogne è molto vasto e comprende varie contrade e frazioni. Fraine, Grignaghe, Siniga, Sanvico, Pontasio situate in zona montana, Gratacasolo nella pianura alluvionale formata dal fiume Oglio, Govine nei pressi del torrente Trobiolo e Toline in riva al lago. In passato essendo la superficie del lago molto più avanzata verso l'entroterra, tre erano le strade, per chi veniva da Brescia, per raggiungere Pisogne, porta per la Valle Camonica: quella lacustre Pisogne - Iseo importante, soprattutto per il trasporto delle merci, e le due disagevoli strade montane che, passando l'una per il passo di Croce di Zona scendeva a Marone e l'altra che, dalla Colma di S. Zeno, giungeva in Val Trompia. Pochi resti di piroghe carbonizzate riemerse dalla torba ed incisioni
rupestri rinvenute in numerose località attestano la presenza di abitati già in epoca preistorica. L'etimo del paese comunque indicherebbe una sua origine romana forse dalla famiglia gentilizia dei Pisoni.
Alcuni storici danno invece una interpretazione del nome del paese legata a termini di radice celtica e dal latino medioevale (Pis = cascata - ogne = ontano) Il nucleo primitivo di Pisogne si formò probabilmente dove è l'antica pieve di S. Maria in Silvis lungo la strada romana, ma il borgo medioevale del quale è ancora evidente la conformazione, si sviluppò più vicino al lago. Rimangono ancora parte dell'antica cinta fortificata come la porta Capovilla e quella di Via dei Monti.
Il rapporto con il lago che un tempo avveniva direttamente, oltre che dalla piazza, anche dalle vie diramatesi a pettine dall'asse principale, è stato interrotto nella seconda metà dell'800 dall'apertura della strada per la valle e successivamente, agli inizi del nostro secolo, dalla costruzione della ferrovia Iseo - Edolo. Per secoli la prosperità di Pisogne fu legata alla sua funzione di emporio commerciale della Valle Camonica; fino dal Medio Evo si teneva tutte le settimane nella grande piazza a lago un importante mercato in cui confluivano, dalla Valle e per via lacustre, merci di ogni tipo che andavano ad aggiungersi ai vari prodotti del territorio pisognese tra cui il farro, i manufatti di alcune fucine, i legnami, le castagne, le lane, le biade, i formaggi. Nel Medio Evo Pisogne fu feudo del Vescovo di Brescia che vi teneva un suo gastaldo o commissario il quale, oltre che a vigilare sull'ordine pubblico, riscuoteva decime e tributi dai cittadini. Nel 1119, coinvolto nella guerra tra Bergamo e Brescia per il possesso di Volpino, il paese fu distrutto quasi totalmente. Ricostruito, fu, per volere del Vescovo, fortificato con torri e mura. Nel corso dei secoli successivi Pisogne fu continuamente coinvolto nelle lotte tra Milano e Venezia per il dominio delle terre camune passando dall'occupazione ora milanese ore veneta, ma restando comunque sempre sottomessa al Vescovo di Brescia. Dal secolo XIII il paese entrò a far parte della Vicinia che riuniva i rappresentanti di varie frazioni. Nel 1462 il Vescovo Bartolomeo Malipiero rinunciò ai diritti su Pisogne in cambio della proprietà di Bagnolo Mella riservandosi l'alta e ferrigna torre, detta anche "Pegol", che si erge sulla piazza del mercato e che solo nell'800 fu acquistata dal Comune. Nel 1518 Pisogne fu teatro di un tragico fatto legato a quella follia che fu la caccia alle streghe che coinvolse anche la Valle Camonica. Sulla piazza del mercato, dopo essere state sottoposte ai terribili interrogatori del frate Bernardino de Grossis, inviato dall'Inquisizione, furono bruciate otto donne accusate di stregoneria. Verso la metà del '500 la comunità pisognese passò definitivamente nell'ambito della Repubblica Veneta entrando in un periodo di pace che vide un grande sviluppo delle attività commerciali. Il Cardinale Carlo Borromeo nel corso della sua visita pastorale in Valle Camonica, avvenuta nel 1580, introdusse a Pisogne due comunità religiose: gli Agostiniani a cui fu affidata la cura del Santuario di S. Maria della Neve affrescata da Girolamo Romanino, ed i Cappuccini che ebbero il loro convento, con funzione anche di ospizio, in via Capovilla. La terribile pestilenza del 1630 non risparmiò Pisogne decimandone la popolazione; solo la contrada di Govine rimase indenne e gli abitanti, riconoscenti alla Vergine, eressero e dedicarono la chiesetta detta della Madonnina. I primi anni del '700 videro le imprese banditesche del "bulo" Giorgio Vicario che, da Pisogne, tiranneggiava con la sua banda tutta la bassa Valle Camonica, finendo poi assassinato con la complicità dei suoi stessi compagni. Con la cessazione del dominio veneto nel 1797 Pisogne fu inserito nel distretto per l'amministrazione che aveva sede in Darfo e nel 1805 si sciolsero definitivamente le Vicinie. Nonostante gli eventi politico - militari che nel 1803 resero il paese teatro di aspri combattimenti fra le truppe austriache e francesi ed i disastri naturali legati alle alluvioni si hanno testimonianze della buona amministrazione napoleonica. Nel 1817, con ingente spesa, fu creata la grande piazza Giardino, poi S. Costanza ed oggi dedicata ad Umberto I, prosciugando una vasta e malsana area paludosa. Il secolo ventesimo si è aperto con la costruzione della ferrovia Iseo - Edolo inaugurata nel 1907, ed ha visto il fiorire di diverse industrie legate all'attività mineraria del ferro e nel settore dei laminatoi. Con la seconda guerra mondiale e la Resistenza, Pisogne fu in prima linea; nel dopoguerra si è avuto lo sviluppo sempre più vasto dell'attività edilizia e l'ampliamento delle zone urbanizzate che hanno tuttavia rispettato il nucleo antico del paese ancora ben riconoscibile.
2 - La Chiesa e il Torrazzo 3 - Le Porte di Pisogne 4 - Il Parco, un'Oasi di Natura 5 - Il Parco, un Giardino Ricco di tesori 6 - Santa Maria in Silvis: l'antica Pieve 7 - Santa Maria della Neve o della Longa 8 - La Via Antica Valeriana e Via San Marco 9 - Il Quartiere della Püda o Pozza
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